L’etimologia di trauma, parola derivante dal greco, sta a significare “ferita”.
Il trauma psicologico, pertanto, indica una ferita dell’anima con tutte le sue sfaccettature e/o conseguenze.
Nella vita, prima o poi, chi più chi meno, affrontiamo esperienze negative, traumi di modesta entità o traumi importanti a fronte dei quali, in ambedue i casi, reagiamo emotivamente manifestando sintomi comuni.
Per contro le reazioni variano da individuo ad individuo, in funzione della propria educazione, del proprio vissuto, nonché del momento contingente.
Recenti scoperte hanno stabilito che gli eventi traumatici non sono fini a sé stessi ma lasciano strascichi “leggibili” nel tempo.
Apparecchiature sempre più sofisticate hanno consentito indagini approfondite che dimostrano che le conseguenze di un evento traumatico, specie se importante, porta conseguenze anche a livello celebrale e, pertanto, il beneficio ottenuto dalla cura del trauma non sia solo emotivo ma anche neurologico.
Quando le reazioni naturali agli eventi traumatici portano a risolvere il problema “archiviandolo”, tutto bene; allorché l’elaborazione del trauma non riesce, allora sfocia in un disturbo.
Il disturbo da stress psicologico è assimilabile ad un vortice dal quale non si riesce ad uscire, dove si ripetono ed autoalimentano sensazioni d’angoscia che condizionano il vivere quotidiano.
Un supporto specialistico consente innanzitutto di esternare pensieri ed emozioni nonché di avere un sostegno nel quotidiano con risposte e reazioni “giuste” e, così facendo, poter guardare al futuro.
Chi subisce un trauma importante, per reazione, è portato ad astrarsi dalla realtà o a rivangare le situazioni vissute, si dispera perché è impossibilitato a “rimediare” ai fatti accaduti e non vede un futuro, si sente debole ed impotente.
Gli eventi traumatici, purtroppo, colpiscono sia adulti che bambini.
Questi ultimi sono per comune definizione “delle spugne”.
Anche per questo è indispensabile intervenire nei confronti di bimbi che hanno subito esperienze negative e traumatiche prima che queste degerino in forme più gravi.
Un individuo sviluppa in ben diciotto anni le connessioni celebrali ed un bambino, pur provando le stesse emozioni di un adulto, fa istintivamente riferimento ai suoi famigliari.
Il bambino tende a prendere come modello i famigliari ed è portato a colpevolizzare sé stesso anche se i problemi sono dei genitori piuttosto dei nonni.
Se si sottovalutano le problematiche dei bambini o peggio si ignorano, è probabile che subentrino ansia e terrore alimentati dalla loro fervida fantasia che, non seguita, diventa addirittura forviante.
Queste problematiche tendono a mutarsi in segni caratterizzanti e permanenti nell’evoluzione del bimbo.
Un valido supporto e metodo di cura sia per i bambini quanto per gli adulti è rappresentato dall’E.M.D.R.
Per completezza di informazione sull’EMDR si rimanda al mio articolo “Perdita di una gravidanza – superamento del trauma con EMDR”.
Dr.ssa Daria Minelli
Psicologa Psicoterapeuta a Mantova