Non solo importanti cambiamenti e/o situazioni nuove, ma anche la quotidianità, possono scatenare insicurezze, paure ed angoscia che, inconsapevolmente, ci assalgono.
È proprio il non rendersi conto dei collegamenti fra le crisi e gli eventi della vita la causa di tutto ciò.
La crisi da attacco di panico è caratterizzata dal terrore, paralisi, senso di solitudine e soffocamento, confusione, paura di impazzire.
L’attacco di panico è assimilabile ad un estremo atto di attacco e/o difesa fisica di chi affronta o fugge un pericolo incombente.
Arriva a ciel sereno, senza un motivo apparente, Di fatto, le cause, ancorché recondite, vanno ricercate in quanto c’è sempre un fattore scatenante, anche se difficilmente riconoscibile,
Solitamente è arduo capire cosa stia succedendo.Chi vive questa esperienza la descrive con fenomeni di autentico terrore, paura di morire, di impazzire, senso di solitudine ed abbandono.
Ripetuti attacchi di panico sfociano in un disturbo chiamato appunto: DISTURBO DA ATTACCHI DI PANICO.
Difficoltà relazionali conseguenti all’isolamento nei confronti del prossimo. Problematiche relative ad affrontare situazioni considerate pericolose, o che, comunque, provocano malessere.
Si innesca un meccanismo di autodifesa finalizzato a rassicurare le persone che soffrono di attacchi di panico; ad esempio portano con sé medicinali, adottano strategie di difesa limitando la loro vita, barricandosi addirittura in casa!
Il terrore del ripetersi di un nuovo attacco di panico provoca tensione ed irritabilità.
È stata riscontrata una correlazione con altri disturbi quali depressione ed agorafobia (paura degli spazi aperti).
Partiamo dall’assioma che non sono gli eventi a provocare ciò che sentiamo, ma il modo in cui li vediamo e gestiamo, attraverso i nostri pensieri (Beck 2013).
L’intervento che si è rivelato maggiormente efficace a contrastare i disturbi d’ansia e/o di panico è la terapia COGNITIVO COMPORTAMENTALE. È il pensiero che influenza le nostre reazioni che a loro volta vanno ad innescare un circolo vizioso con effetti negativi anche sul nostro corpo,
La terapia cognitivo comportamentale prevede un percorso che fa comprendere quanti pensieri catastrofizzanti provochino un aumento dell’ansia, quanto sia utile adottare tutte le strategie per affrontarla, gestirla e controllarla.
I risultati della terapia cognitivo comportamentale sono addirittura superiori a quelli ottenuti con la farmacoterapia che, sicuramente, in alcuni casi, è opportuno associare.
Non da ultimo L’IPNOSI. Grazie all’ipnosi è possibile modificare e rafforzare il benessere sia fisico che mentale; ottimizzare le nostre capacità riappropriandoci della fiducia di noi stessi.
CASI
Una professoressa ansiosa
Flavia ha trascorso una infanzia serena. Figlia unica, ha condotto da nubile una giovinezza felice; si è sposata con uno stimato professionista e lei, laureata in lettere, insegna in una scuola cittadina. Una coppia socialmente ben inserita e sicuramente abbiente.
Durante il primo colloquio, mi confessò di essere agitata, con gli arti inferiori e superiori freddi e battito cardiaco accelerato. All’improvviso fu presa dall’ansia, rimase immobile ed iniziò a sudare.
Messa a suo agio, si calmò dopo circa cinque minuti e, senza interruzioni, quasi volesse liberarsi da un peso, mi partecipò le sue sensazioni di svenimento, le palpitazioni, la necessità di fermarsi allorché si trovava alla guida dell’auto, la mancanza di concentrazione.
Pur non sentendosi depressa od ansiosa, tutto questo successivamente sfociò nella rinuncia a guidare l’auto e con lo smettere di andare al lavoro.
Grazie all’intervento terapeutico riprese sia a guidare che a lavorare e, solo raramente, ebbero a ripetersi i malesseri lamentati, seppur con minor intensità, ma con l’acquisita consapevolezza di poterli affrontare.
L’ascensore fa…paura
Margherita la incontrai in occasione del primo colloquio in un afoso pomeriggio d’agosto.
Ansimava ancora perché aveva salito di corsa le due rampe di scale che portano al mio studio.
Subito si giustificò dicendo che il solo pensiero di prendere l’ascensore la gettava nel panico!
Da bambina, insieme con la sorella, era stata in terapia per attacchi d’ansia comparsi in concomitanza dell’improvvisa morte del padre. Anche la madre, a sua volta, era molto ansiosa e faceva crescere le figlie come una chioccia.
Così ogni novità gettava Margherita nel panico che placava grazie agli ansiolitici prescritti dal medico.
Ora, post-terapia ed una somministrazione di farmaci che man mano si è ridotta fino ad azzerarsi, Margherita ha preso atto sia dei propri limiti che delle proprie capacità e, finalmente, se sale le scale, lo fa per mantenersi in forma e non già per il terrore dell’ascensore!
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Dr.ssa Daria Minelli
Psicologa Psicoterapeuta a Mantova